MODELLO TERAPEUTICO
Il mio modello terapeutico è di orientamento psicoanalitico, radicato negli insegnamenti di Sigmund Freud e Jacques Lacan. Questo approccio si misura con le trasformazioni della società contemporanea, segnata dalla crisi delle identificazioni stabili e dall’evaporazione dei sistemi simbolici tradizionali. In questo contesto, la psicoanalisi si rivela uno strumento unico per esplorare le radici del disagio, offrendo una possibilità di trasformazione attraverso l’ascolto e il lavoro sul desiderio.
1. L’etica della psicoanalisi
Lacan colloca il desiderio, il godimento (jouissance) e la Legge simbolica al centro dell’etica psicoanalitica. Diversamente dalle concezioni morali classiche, l’etica lacaniana non è orientata al "bene" in senso convenzionale, ma alla fedeltà del soggetto al proprio desiderio. Questo desiderio, inscritto nella struttura simbolica e radicato nell’inconscio, non coincide con i piaceri immediati o con i bisogni, ma rappresenta ciò che rende unico ciascun soggetto.
L’imperativo lacaniano, "Non cedere sul tuo desiderio", invita a non tradire ciò che definisce l’essenza del proprio essere, anche quando ciò comporta conflitti con le norme sociali. Tuttavia, il desiderio è inevitabilmente intrecciato al godimento, una forza che eccede il principio di piacere e che, portando il soggetto al limite, può rivelarsi tanto affascinante quanto traumatica. È proprio la Legge simbolica a regolare questa tensione, rendendo possibile l’articolazione del desiderio e prevenendo che il godimento travolga il soggetto.
Lacan illustra questi principi attraverso la figura di Antigone, che incarna l’etica del desiderio puro: sfida la Legge umana per obbedire a una Legge superiore, rimanendo fedele al proprio desiderio, anche a costo della vita. Questo esempio mostra come l’etica psicoanalitica non si limiti a un conformismo morale, ma inviti il soggetto a confrontarsi con il proprio statuto esistenziale di "mancanza a essere", riconoscendosi come "soggetto barrato".
2. Clinica dei sintomi contemporanei
La psicoanalisi, nata come trattamento dell’isteria e dei disturbi ossessivi, ha ampliato nel tempo il proprio campo d’intervento, risultando oggi una risorsa preziosa per affrontare le molteplici forme del disagio contemporaneo. Il malessere psicologico moderno si manifesta con una gamma di sintomi che includono fenomeni corporei, depressione e apatia, ansia diffusa, vuoto esistenziale, difficoltà nelle relazioni interpersonali, dipendenze.
Come osservava Freud, "in ogni domanda di aiuto c’è qualcuno che soffre a causa di un conflitto interno che non è in grado di risolvere da solo". La terapia psicoanalitica parte da questa sofferenza per decifrare i messaggi dell’inconscio, aiutando il soggetto a trasformare i propri ostacoli in opportunità di crescita. L’obiettivo non è solo alleviare il sintomo, ma condurre a un uso più consapevole dell’inconscio, che diventa strumento di comprensione e cambiamento.
Lacan affermava che "la guarigione è una domanda che parte dalla voce di un sofferente, di uno che soffre nel corpo o nel pensiero. La cosa sorprendente è che ci sia risposta". Questa risposta implica un lavoro di decifrazione dei fenomeni del disagio, esplorandone le origini e il senso nascosto.
3. Il transfert: una relazione al cuore della cura
Un elemento centrale nella terapia psicoanalitica è il transfert, ovvero il legame che si stabilisce tra paziente e analista. Freud lo descriveva come una "ripetizione del passato", in cui il paziente trasferisce sulla figura dell’analista sentimenti, desideri e conflitti inconsci legati a figure significative della propria storia.
Lacan approfondisce il transfert, considerandolo non solo una ripetizione, ma un campo dove il desiderio dell’analista gioca un ruolo fondamentale. L’analista non si presenta come figura autoritaria o guida morale, ma come colui che sostiene il soggetto nella ricerca del proprio desiderio. Il transfert diventa così un luogo privilegiato per decifrare i meccanismi inconsci che governano il sintomo, creando uno spazio di parola in cui il soggetto può rileggere e riformulare la propria esperienza.
"L’analista deve essere colui che sa sostenere il desiderio senza appropriarsene", affermava Lacan, indicando che il lavoro analitico non consiste nel fornire risposte preconfezionate, ma nel creare le condizioni affinché il soggetto possa incontrare se stesso e la propria verità.
In sintesi
Il mio approccio terapeutico si fonda sull’ascolto profondo del soggetto, sul lavoro con il transfert e sulla trasformazione del sintomo in risorsa. La psicoanalisi non offre soluzioni facili, ma uno spazio di esplorazione e comprensione che consente al soggetto di riconciliarsi con il proprio desiderio, vivere in modo più autentico e affrontare le sfide della contemporaneità con maggiore consapevolezza.