MODELLO TERAPEUTICO
Desiderio, soddisfazione e trasformazione del disagio
Il mio approccio terapeutico si basa sull’orientamento psicoanalitico, ispirato agli insegnamenti di Freud e Lacan, e si fonda sull'idea che il disagio soggettivo non sia solo un'espressione di sofferenza, ma una via privilegiata per accedere al proprio desiderio. In un'epoca di profonde trasformazioni sociali, la psicoanalisi offre uno spazio in cui il soggetto può confrontarsi con ciò che lo abita al di là di ogni adattamento normativo, aprendo la possibilità di una soggettivazione più autentica.
Al centro di questo percorso vi è il confronto con le dinamiche della soddisfazione possibile e con i limiti imposti dal linguaggio e dal godimento, che eccede ogni regolazione simbolica. L'obiettivo non è eliminare il disagio, ma accompagnare il soggetto nella ricerca di una soddisfazione singolare, sostenibile e capace di aprire nuove possibilità di esistenza.
L'etica della psicoanalisi: tra desiderio, godimento e Legge simbolica
L'etica della psicoanalisi, secondo Lacan, si fonda sulla tensione tra il desiderio e il godimento. Il desiderio, radicato nella mancanza ad essere (manque-à-être), è ciò che orienta la vita soggettiva verso l'Altro e il linguaggio. Tuttavia, questo movimento si scontra con il godimento (jouissance), una soddisfazione opaca che lega il soggetto a forme di sofferenza e di ripetizione.
Il godimento rappresenta ciò che eccede il principio di piacere freudiano, quella dimensione paradossale in cui il soggetto trova una soddisfazione nella propria sofferenza, in una coazione a ripetere che spesso lo imprigiona. La psicoanalisi non mira a sopprimere il godimento, ma a consentire al soggetto di riformulare il proprio rapporto con esso, aprendosi a una soddisfazione più simbolica, mediata dal desiderio e dalla parola.
La Legge simbolica, mediata dal linguaggio e dall'Altro sociale, introduce un limite al godimento, aprendo la possibilità di una soddisfazione che non esaurisce il desiderio ma lo articola in modo creativo. Questo limite non va inteso come pura proibizione, ma come condizione di libertà: è solo accettando l'impossibilità di una soddisfazione totale che il soggetto può accedere a un godimento più sostenibile, legato al proprio desiderio singolare.
Il principio di piacere e il suo oltre
Il punto di partenza della psicoanalisi è il principio di piacere descritto da Freud, secondo cui l'apparato psichico tende a ridurre le tensioni interne ricercando il piacere e fuggendo il dispiacere. Tuttavia, già in Al di là del principio di piacere, Freud scopre che questa regolazione è continuamente minata dalla coazione a ripetere, una spinta inconscia che trascina il soggetto verso la ripetizione di esperienze dolorose.
Lacan rilegge questa scoperta introducendo il concetto di godimento, inteso come una soddisfazione che oltrepassa il principio di piacere e si lega al Reale, ossia a ciò che sfugge alla simbolizzazione. Il godimento non è necessariamente piacevole: spesso si manifesta come sofferenza, angoscia o attaccamento a sintomi che sembrano privi di senso.
La psicoanalisi offre uno spazio per riconoscere questa soddisfazione paradossale, senza eliminarla, ma consentendo al soggetto di riorganizzare il proprio rapporto con essa. Il sintomo, in questa prospettiva, non è solo un disturbo da correggere, ma una soluzione singolare con cui il soggetto tenta di rispondere al proprio rapporto con il desiderio e con il godimento.
L'inconscio come sapere nel dire
L'inconscio, scoperto da Freud, è il cuore del lavoro psicoanalitico. Lacan ne propone una lettura che lo concepisce come strutturato come un linguaggio, un sapere che si articola attraverso i significanti e che si manifesta nei lapsus, nei sogni e nei sintomi.
L'inconscio non è semplicemente un deposito di contenuti rimossi, ma una dinamica viva che attraversa il modo in cui il soggetto parla, desidera e si relaziona all'Altro. Il lavoro analitico consiste nel decifrare questo sapere nascosto, restituendo al soggetto una possibilità di scelta rispetto al proprio destino.
L'inconscio, però, non è solo il luogo del desiderio, ma anche quello del godimento. Il sintomo è il punto in cui il sapere inconscio si lega al godimento, diventando una soluzione singolare che il soggetto ripete senza comprenderne il senso.
Il transfert: un legame che apre nuove possibilità
Il transfert è la scena su cui si dispiegano le dinamiche inconsce nel percorso analitico. Attraverso il transfert, il soggetto proietta sull'analista le proprie aspettative, desideri e identificazioni. Questo legame, pur rischiando di imprigionare il soggetto nella ripetizione, offre anche l'occasione per riformulare le proprie relazioni con l'Altro.
Nel transfert, si intrecciano le tre dimensioni della psiche che Lacan rappresenta con il Nodo Borromeo:
Il sintomo come opportunità di soggettivazione
In un'epoca caratterizzata dalla frammentazione dei legami sociali e dalla ricerca compulsiva di godimento immediato, i sintomi contemporanei – ansia, depressione, dipendenze – non sono solo segnali di sofferenza, ma tentativi singolari di costruire una consistenza soggettiva.
Il sintomo è il modo in cui il soggetto tenta di articolare il proprio rapporto con il desiderio e con ciò che eccede la simbolizzazione. Il lavoro analitico non punta a eliminare il sintomo, ma a decifrarne il senso, consentendo al soggetto di appropriarsi della propria soluzione e di riorganizzarla in modo più consapevole e creativo.
La psicoanalisi come spazio di trasformazione
Nel mio approccio, la psicoanalisi non si propone come una terapia della felicità, ma come uno spazio di ascolto e di parola in cui il soggetto può confrontarsi con il proprio desiderio e con il limite che lo struttura.
Il percorso analitico mira a favorire una soddisfazione possibile, capace di integrare il desiderio e il godimento in una nuova organizzazione soggettiva. Questa trasformazione non elimina il disagio, ma lo riconfigura come una risorsa, aprendo il soggetto a una vita più autentica e significativa.
Attraverso il lavoro sul transfert, la decifrazione del sintomo e l'ascolto dell'inconscio, il soggetto può riorganizzare i rapporti tra Simbolico, Immaginario e Reale, trovando una via singolare per abitare la propria mancanza senza esserne schiavo.
L'etica della psicoanalisi si fonda sulla scommessa che non esiste soddisfazione senza desiderio, e che è solo accettando il limite e la mancanza che il soggetto può aprirsi a una soddisfazione più autentica, capace di sostenere la propria singolarità nel legame con l'Altro.
Conclusione
In un tempo segnato dalla precarietà e dall'inflazione di godimento, la psicoanalisi si propone come una pratica di resistenza e di soggettivazione. Non promette la felicità, ma accompagna il soggetto nella difficile arte di abitare il proprio desiderio, trasformando il disagio in occasione di crescita e apertura all'Altro.
Il mio approccio terapeutico si basa sull’orientamento psicoanalitico, ispirato agli insegnamenti di Freud e Lacan, e si fonda sull'idea che il disagio soggettivo non sia solo un'espressione di sofferenza, ma una via privilegiata per accedere al proprio desiderio. In un'epoca di profonde trasformazioni sociali, la psicoanalisi offre uno spazio in cui il soggetto può confrontarsi con ciò che lo abita al di là di ogni adattamento normativo, aprendo la possibilità di una soggettivazione più autentica.
Al centro di questo percorso vi è il confronto con le dinamiche della soddisfazione possibile e con i limiti imposti dal linguaggio e dal godimento, che eccede ogni regolazione simbolica. L'obiettivo non è eliminare il disagio, ma accompagnare il soggetto nella ricerca di una soddisfazione singolare, sostenibile e capace di aprire nuove possibilità di esistenza.
L'etica della psicoanalisi: tra desiderio, godimento e Legge simbolica
L'etica della psicoanalisi, secondo Lacan, si fonda sulla tensione tra il desiderio e il godimento. Il desiderio, radicato nella mancanza ad essere (manque-à-être), è ciò che orienta la vita soggettiva verso l'Altro e il linguaggio. Tuttavia, questo movimento si scontra con il godimento (jouissance), una soddisfazione opaca che lega il soggetto a forme di sofferenza e di ripetizione.
Il godimento rappresenta ciò che eccede il principio di piacere freudiano, quella dimensione paradossale in cui il soggetto trova una soddisfazione nella propria sofferenza, in una coazione a ripetere che spesso lo imprigiona. La psicoanalisi non mira a sopprimere il godimento, ma a consentire al soggetto di riformulare il proprio rapporto con esso, aprendosi a una soddisfazione più simbolica, mediata dal desiderio e dalla parola.
La Legge simbolica, mediata dal linguaggio e dall'Altro sociale, introduce un limite al godimento, aprendo la possibilità di una soddisfazione che non esaurisce il desiderio ma lo articola in modo creativo. Questo limite non va inteso come pura proibizione, ma come condizione di libertà: è solo accettando l'impossibilità di una soddisfazione totale che il soggetto può accedere a un godimento più sostenibile, legato al proprio desiderio singolare.
Il principio di piacere e il suo oltre
Il punto di partenza della psicoanalisi è il principio di piacere descritto da Freud, secondo cui l'apparato psichico tende a ridurre le tensioni interne ricercando il piacere e fuggendo il dispiacere. Tuttavia, già in Al di là del principio di piacere, Freud scopre che questa regolazione è continuamente minata dalla coazione a ripetere, una spinta inconscia che trascina il soggetto verso la ripetizione di esperienze dolorose.
Lacan rilegge questa scoperta introducendo il concetto di godimento, inteso come una soddisfazione che oltrepassa il principio di piacere e si lega al Reale, ossia a ciò che sfugge alla simbolizzazione. Il godimento non è necessariamente piacevole: spesso si manifesta come sofferenza, angoscia o attaccamento a sintomi che sembrano privi di senso.
La psicoanalisi offre uno spazio per riconoscere questa soddisfazione paradossale, senza eliminarla, ma consentendo al soggetto di riorganizzare il proprio rapporto con essa. Il sintomo, in questa prospettiva, non è solo un disturbo da correggere, ma una soluzione singolare con cui il soggetto tenta di rispondere al proprio rapporto con il desiderio e con il godimento.
L'inconscio come sapere nel dire
L'inconscio, scoperto da Freud, è il cuore del lavoro psicoanalitico. Lacan ne propone una lettura che lo concepisce come strutturato come un linguaggio, un sapere che si articola attraverso i significanti e che si manifesta nei lapsus, nei sogni e nei sintomi.
L'inconscio non è semplicemente un deposito di contenuti rimossi, ma una dinamica viva che attraversa il modo in cui il soggetto parla, desidera e si relaziona all'Altro. Il lavoro analitico consiste nel decifrare questo sapere nascosto, restituendo al soggetto una possibilità di scelta rispetto al proprio destino.
L'inconscio, però, non è solo il luogo del desiderio, ma anche quello del godimento. Il sintomo è il punto in cui il sapere inconscio si lega al godimento, diventando una soluzione singolare che il soggetto ripete senza comprenderne il senso.
Il transfert: un legame che apre nuove possibilità
Il transfert è la scena su cui si dispiegano le dinamiche inconsce nel percorso analitico. Attraverso il transfert, il soggetto proietta sull'analista le proprie aspettative, desideri e identificazioni. Questo legame, pur rischiando di imprigionare il soggetto nella ripetizione, offre anche l'occasione per riformulare le proprie relazioni con l'Altro.
Nel transfert, si intrecciano le tre dimensioni della psiche che Lacan rappresenta con il Nodo Borromeo:
- L'Immaginario, con le sue identificazioni e illusioni di completamento.
- Il Simbolico, che ordina i legami attraverso la parola e la Legge.
- Il Reale, che si manifesta come ciò che resiste alla simbolizzazione.
Il sintomo come opportunità di soggettivazione
In un'epoca caratterizzata dalla frammentazione dei legami sociali e dalla ricerca compulsiva di godimento immediato, i sintomi contemporanei – ansia, depressione, dipendenze – non sono solo segnali di sofferenza, ma tentativi singolari di costruire una consistenza soggettiva.
Il sintomo è il modo in cui il soggetto tenta di articolare il proprio rapporto con il desiderio e con ciò che eccede la simbolizzazione. Il lavoro analitico non punta a eliminare il sintomo, ma a decifrarne il senso, consentendo al soggetto di appropriarsi della propria soluzione e di riorganizzarla in modo più consapevole e creativo.
La psicoanalisi come spazio di trasformazione
Nel mio approccio, la psicoanalisi non si propone come una terapia della felicità, ma come uno spazio di ascolto e di parola in cui il soggetto può confrontarsi con il proprio desiderio e con il limite che lo struttura.
Il percorso analitico mira a favorire una soddisfazione possibile, capace di integrare il desiderio e il godimento in una nuova organizzazione soggettiva. Questa trasformazione non elimina il disagio, ma lo riconfigura come una risorsa, aprendo il soggetto a una vita più autentica e significativa.
Attraverso il lavoro sul transfert, la decifrazione del sintomo e l'ascolto dell'inconscio, il soggetto può riorganizzare i rapporti tra Simbolico, Immaginario e Reale, trovando una via singolare per abitare la propria mancanza senza esserne schiavo.
L'etica della psicoanalisi si fonda sulla scommessa che non esiste soddisfazione senza desiderio, e che è solo accettando il limite e la mancanza che il soggetto può aprirsi a una soddisfazione più autentica, capace di sostenere la propria singolarità nel legame con l'Altro.
Conclusione
In un tempo segnato dalla precarietà e dall'inflazione di godimento, la psicoanalisi si propone come una pratica di resistenza e di soggettivazione. Non promette la felicità, ma accompagna il soggetto nella difficile arte di abitare il proprio desiderio, trasformando il disagio in occasione di crescita e apertura all'Altro.