Etica del desiderio
Il DSM-5 (2014) include nei Disturbi da sintomi somatici e disturbi correlati le seguenti categorie diagnostiche: 1)Disturbo da sintomi somatici (che include anche il Dolore cronico) 2)Disturbo da ansia di malattia (ipocondria) 3)Disturbo di conversione 4)Fattori Psicologici che influenzano altre condizione mediche (come diabete, fibromialgia, cefalee, emicrania, colon irritabile, reflusso gastroesofageo) 5)Disturbo Fittizio. La natura primariamente fisica del disturbo fa si che le persone si rivolgano principalmente a strutture mediche. In particolare, i quadri clinici che più frequentemente sembrano presentarsi al Medico di Medicina Generale si caratterizzano per (Cimino, 2009):1)dolore persistente: sintomi dolorosi di solito monodistrettuali, mal localizzabili e con decorso caratterizzato da momenti di relativo benessere e da fasi di riesacerbazione (per esempio cefalea, cervicalgia, lombalgia, dolore addominale, eccetera);2)forme monosintomatiche che coinvolgono principalmente un apparato (per esempio disequilibrio, nausea, gastralgia, eccetera); 3)forme multisintomatiche che coinvolgono diversi apparati; 4)disturbo ipocondriaco: convinzione di avere una grave malattia fisica basata sull’erronea interpretazione di sintomi somatici da parte del soggetto che pone un’attenzione esagerata alle proprie funzioni fisiologiche. Prospettive psicodinamiche L’esperienza della psicoanalisi mette in evidenza la dimensione “altra” che abita nel cuore dell’Io. Freud ci consegna la nozione di inconscio per chiarire la natura di quelle ragioni che, al di là del campo di giurisdizione dell’io cosciente, delineano la trama simbolica del percorso esistentivo di ciascuno. Alcune volte però nell'ascolto clinico sembriamo trovarci di fronte a un soggetto senza inconscio o a un corpo senza inconscio. La tessitura significante dell'attività verbale e non verbale di alcuni pazienti mette in luce una sorta di “desimbolizzazione” della parola. Si tratta di una “dissociazione” tra il registro dell’esperienza subsimbolica e quello simbolico, tra corpo e mente. Nel fenomeno dell'alessitimia l’articolazione che di parola in parola dà senso ad un percorso esistenziale appare solidificata, non c’è quel gioco dei significanti che attraverso la metafora e la metonimia potrebbe mostrare la pluridimensionalità di un messaggio vissuto, di una parola incarnata. A differenza della conversione isterica, dove il sintomo del corpo ha valore di metafora, l’alessitimia rivela una desimbolizzazione del vissuto corporeo che non riguarda soltanto la capacità evocativa della parola ma anche la funzione dialettica del linguaggio. L'olofrase L’olofrase è un concetto della psicoanalisi lacaniana mutuato dalla linguistica: durante l’apprendimento del linguaggio i bambini attraversano una fase in cui utilizzano una singola parola per trasmettere il significato di una intera frase. Nella sua applicazione lacaniana l’olofrase serve a indicare alcune condizioni soggettive dove al posto della catena significante (la frase) ci troviamo di fronte a un congelamento dell’articolazione significante. In questi casi la significazione del discorso del paziente viene bloccata perché non c’è un rimando da un significante all’altro, come se un significante riassumesse in sé tutto ciò che aveva da dire. Nelle fasi iniziali di una cura ciò risulta molto problematico perché abbiamo bisogno di una minima articolazione significante per cogliere la struttura del soggetto. La catena significante produce senso perché un significante rimanda a un altro significante. La formula S1-S2 sta ad indicare la base di partenza di ogni processo di significazione: c’è una parola che rimanda a un’altra parola che poi si riaggancia a un’altra parola e così si costruisce pian piano il senso di una frase. L’olofrase non è un concetto clinico che permette di fare diagnosi differenziale sulla struttura del soggetto, sebbene indichi un certo funzionamento della struttura. Lacan elimina nella funzione dell’olofrase ogni contingenza fenomenale e ne fa così un termine della struttura. Livella così l’olofrase alla solidificazione della coppia di significanti S1 S2. Il significante non può designarsi da solo, ma è designato da un altro significante. Tra un significante e il significante con cui il primo significante è designato c’è una non-coincidenza, una faglia, un intervallo, che permette ci sia metafora, e cioè che ogni significante possa venire al posto di un altro e produrre così una certa significazione. Essa fonda nello stesso tempo il desiderio dell’Altro, per il fatto che questo desiderio può essere così interrogato da parte del soggetto. Nel Seminario XI Lacan arriva a formulare che “quando non c’è intervallo tra S1 e S2, quando la prima coppia di significanti si solidifica, si olofrasizza, abbiamo tutta una serie di casi, anche se, in ciascuno, il soggetto non occupa lo stesso posto” (J. Lacan, Il seminario, Libro XI, I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi, p. 233). Lacan usa l’olofrase per indicare diverse condizioni soggettive tra cui la psicosi e il fenomeno psicosomatico. Sono situazioni cliniche ben diverse che sono tuttavia accomunate dalla difficoltà del soggetto nel dare avvio alla catena significante e di conseguenza anche nel non potersi appoggiare all’Altro. E ricordiamo che l’Altro nella prospettiva di Lacan va inteso sia come Altro del linguaggio che come Altro del desiderio. Olofrase o conversione somatica? Nel fenomeno psicosomatico l’olofrase serve a illustrare un funzionamento del sintomo ben diverso dalla conversione somatica che troviamo invece nella sintomatologia isteriforme. Nell’isteria il sintomo è un sintomo parlante, rimanda cioè a una trama significante inconscia. Nella nevrosi isterica il sintomo è il significante di un significato inconscio perché è un significante che rimanda a un altro significante. Il sintomo isterico viene vissuto come un messaggio che interroga il soggetto e nel corso della cura si predispone ad essere accostato con l’interpretazione. Il sintomo isterico è una traccia nel corpo che domanda di essere riconosciuta: è un sintomo che attende di incontrare l’Altro in grado di interpretarla. Il fenomeno psicosomatico esprime invece un sintomo che non domanda nulla, esso consiste come puro evento di corpo che non apre alcuna interrogazione soggettiva.
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