Etica del desiderio
Per Jacques Lacan, la perversione non è una devianza morale, ma una struttura psichica fondamentale, al pari di nevrosi e psicosi. Essa riguarda il modo in cui un soggetto si rapporta alla legge, al desiderio e al godimento, sempre in relazione all’Altro. Perversione e legge simbolicaIl soggetto perverso non rifiuta la legge: la riconosce, ma la utilizza come scena per inscenare il proprio godimento. Costruisce un “gioco simbolico” in cui il proprio desiderio si realizza coinvolgendo l’Altro, che viene messo in posizione di oggetto o spettatore. Nel linguaggio lacaniano, questo gioco si sviluppa attorno alla funzione del Nome-del-Padre, ovvero l’insieme simbolico che rappresenta il limite, la legge, l’interdizione. Nella nevrosi questa funzione è interiorizzata, nella psicosi forclusa; nella perversione è messa in crisi, ma ancora operativa: il soggetto non elimina la legge, ma la trasforma in oggetto di godimento. Un esempio clinicoPrendiamo il caso di un uomo che vive relazioni incentrate su dinamiche sadico-masochistiche ritualizzate. Il suo piacere non consiste solo nel dominio o nella sottomissione, ma nell’organizzare una scena dove la trasgressione ha un ruolo preciso e ripetuto. Qui, la perversione non è una semplice scelta sessuale, ma un modo di trattare la legge e il desiderio: il soggetto mette in scena il proprio rapporto con l’Altro, usando la regola per poterla trasgredire — e così sostenere la propria identità e il proprio godimento. La perversione nella societàAnche a livello sociale si possono osservare modalità perverse di relazione. Alcuni esempi:
La terapia nella struttura perversaLa psicoanalisi lacaniana non punta a correggere il comportamento del soggetto perverso, né a “normalizzarlo”. Il lavoro clinico non è giudicante, ma strutturale: si tratta di aiutare il soggetto a mettere in parola la propria posizione soggettiva e a interrogare il modo in cui si rapporta al proprio godimento. La perversione, infatti, tende a funzionare come un meccanismo chiuso: una scena che si ripete, in cui il soggetto resta fissato a una forma di godimento che coinvolge l’Altro in modo rigido e difensivo. Il lavoro analitico può aprire un varco nella ripetizione, rendendo possibile una diversa relazione con il desiderio e con l’Altro. Non si tratta di togliere il godimento, ma di renderlo meno dipendente dalla scena perversa, e più soggettivamente responsabile. Perché questa prospettiva è utile?Comprendere la perversione come struttura del legame con l’Altro e con la legge permette di evitare letture moralistiche o patologizzanti. In ambito clinico, educativo e sociale, può aiutare a leggere comportamenti complessi come forme di organizzazione simbolica, non come semplici devianze. Bibliografia essenziale
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