Con un approccio lacaniano, il fenomeno psicosomatico può essere rivisitato attraverso il concetto di olofrase, che Lacan utilizza per descrivere situazioni in cui la catena significante si blocca, privando il soggetto della possibilità di elaborare simbolicamente il proprio vissuto. Questa prospettiva permette di distinguere con precisione il fenomeno psicosomatico dalla conversione isterica, enfatizzando le differenze strutturali e cliniche tra i due.
Conversione isterica e tessitura significante Nella nevrosi isterica, il sintomo corporeo ha valore di messaggio. È un sintomo "parlante", che porta con sé un significato inconscio. Questo significato si struttura attraverso la catena significante, ossia il rimando reciproco tra significanti (S1→S2), che genera senso. La conversione somatica, quindi, è un atto metaforico, dove il corpo esprime ciò che non può essere detto direttamente. Questo sintomo interroga il soggetto, ponendolo in una relazione dialettica con l'Altro, inteso sia come Altro del linguaggio che come Altro del desiderio. L’isterico cerca nell’Altro un riconoscimento del proprio sintomo, e questo apre uno spazio per l’interpretazione. L’analista può così intervenire per "ricucire" il senso, restituendo al sintomo il suo valore simbolico. Fenomeno psicosomatico e blocco della significazione Diversamente, il fenomeno psicosomatico si presenta come un evento corporeo muto, privo di dimensione metaforica o significante. Lacan utilizza il concetto di olofrase per descrivere questa condizione: il significante non si articola con altri significanti, ma si solidifica in una unicità impenetrabile. Non c'è il gioco tra S1 e S2, né la faglia o l'intervallo necessario per il sorgere del senso. Il sintomo psicosomatico non è quindi un messaggio che interpella l’Altro, ma un puro evento di corpo. Olofrase e fenomeno psicosomatico L’olofrase permette di comprendere il fenomeno psicosomatico come una sorta di "congelamento" del linguaggio. Qui, il significante non assume un valore metaforico ma si riduce a un evento materiale. Il corpo diventa il luogo di un’espressione immediata e non mediata, che non trova alcun appoggio nell’Altro. Questo spiega perché il fenomeno psicosomatico non si presta all’interpretazione: non c’è significazione da decifrare, né domanda da accogliere. Psicosi e fenomeno psicosomatico Lacan accosta il fenomeno psicosomatico alla psicosi non per sovrapposizione clinica, ma per il loro comune deficit nella catena significante. Tuttavia, le due condizioni si differenziano nella loro struttura soggettiva. Nella psicosi, l’assenza del Nome-del-Padre comporta un difetto nella simbolizzazione fondamentale; nel fenomeno psicosomatico, invece, si osserva un’incapacità a simbolizzare l’esperienza corporea, senza necessariamente implicare una forclusione. Conclusioni cliniche Da un punto di vista clinico, il trattamento dei fenomeni psicosomatici richiede un approccio che tenga conto dell’impossibilità di simbolizzare. L’analista deve lavorare con i limiti della parola e del linguaggio, cercando di creare un contesto relazionale in cui il soggetto possa progressivamente avvicinarsi alla catena significante. Non si tratta di interpretare il sintomo, ma di costruire le condizioni per l’emergenza del senso. In sintesi, l'ottica lacaniana offre una lettura del fenomeno psicosomatico come evento di corpo senza significazione, in opposizione al sintomo isterico, che si radica invece in una trama significante inconscia. Il fenomeno psicosomatico interroga così i limiti stessi del linguaggio e della relazione con l'Altro, aprendo a nuove possibilità di intervento clinico.
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La clinica del Reale in Lacan è uno degli aspetti più affascinanti e complessi della psicoanalisi, che si occupa del dominio dell’impossibile, di ciò che non può essere simbolizzato, rappresentato o interamente compreso. Nella psicoanalisi lacaniana, il Reale non è semplicemente ciò che è reale, ma rappresenta un registro fondamentale che sfida il linguaggio e la comprensione razionale, ed è caratterizzato dalla sua intrinseca resistenza alla simbolizzazione. Il Reale emerge come ciò che è "oltre" il Simbolico (le leggi, le strutture, il linguaggio) e l’Immaginario (le immagini, le identificazioni, le percezioni), ed è quindi una dimensione dell’esperienza che non può essere pienamente catturata dal discorso.
Il Reale e i Tre Registri Per comprendere la clinica del Reale, è necessario fare riferimento ai tre registri fondamentali che Lacan ha identificato: Immaginario, Simbolico e Reale. Ogni registro gioca un ruolo specifico nella struttura della psiche, e il Reale è ciò che sfida e intralcia continuamente gli altri due registri.
Il Reale come Traumatismo Nella clinica del Reale, un concetto fondamentale è quello di trauma. Il trauma in Lacan non è un evento che può essere interamente compreso o elaborato simbolicamente. È un incontro con l'impossibile, con una realtà che non può essere tradotta nel linguaggio, e che lascia il soggetto nel suo impatto. Il trauma lacaniano è quindi un evento che va oltre il dolore fisico o psicologico, ed è un’esperienza che segna la psiche in modo indelebile, senza possibilità di riparazione o simbolizzazione completa. L’esperienza traumatica, quindi, è associata all’impossibilità di rappresentare pienamente l’accaduto. Il soggetto affronta un incontro con una dimensione di Reale che non può essere integrata nel proprio discorso o nella propria narrazione. Questo incontro con l’impossibile può generare disturbi psichici come l’angoscia, l’ossessione o il compulsivo, modalità difensive che il soggetto adotta per tentare di gestire ciò che non può essere simbolizzato. Il Reale e il Sintomo Il sintomo, nella clinica lacaniana, è strettamente legato al Reale. Il sintomo non è solo un’espressione di conflitto psicologico o di nevrosi, ma anche una forma di gestione del Reale. Ogni sintomo può essere visto come un modo in cui il soggetto cerca di affrontare, contenere e fare fronte al Reale che non può essere rappresentato. In questo senso, il sintomo è una soluzione singolare che permette al soggetto di fare i conti con ciò che è oltre il linguaggio. In questa prospettiva, la psicoanalisi lacaniana non cerca di “curare” il sintomo nel senso tradizionale del termine, ma piuttosto si occupa di interpretarlo per far emergere il legame del soggetto con il Reale, per permettergli di riconoscere come il suo sintomo è una risposta al trauma o all’impossibilità di affrontare il Reale. L’intervento analitico, quindi, non è volto a eliminare il sintomo, ma a portare il soggetto a un incontro più consapevole con quella dimensione di impossibilità che esso rappresenta. Il Reale e il Transfert Nel transfert, il Reale si manifesta in modo particolarmente potente. Nella relazione analitica, il paziente proietta sul suo analista una serie di desideri, fantasie e aspettative che possono essere collegate all’esperienza di trauma o di incomprensione originaria. In questo contesto, l’analista diventa il punto in cui il soggetto si confronta con la propria dimensione di Reale. Il transfert non è semplicemente una proiezione di desideri e aspettative, ma un campo in cui il soggetto incontra l’impossibile. L’analista, come figura dell’altro, è il luogo in cui il soggetto si confronta con ciò che non può essere simbolizzato: la propria impossibilità. Il lavoro del terapeuta consiste nell’accompagnare il paziente a riconoscere e affrontare questa dimensione di Reale, senza cedere alla tentazione di ridurla a una comprensione razionale o simbolica. Il Reale e la Creazione del Sinthomo Nel suo stadio finale, Lacan propone il concetto di sinthomo, un nodo che intreccia insieme il Simbolico, l’Immaginario e il Reale. Il sinthomo rappresenta una forma singolare e unica di gestione del Reale, una soluzione che il soggetto costruisce per fare fronte all’impossibilità che il Reale porta con sé. A differenza del sintomo, che è visto come una risposta a un trauma o a un conflitto irrisolto, il sinthomo è un modo per il soggetto di “vivere” con il Reale, di trovare una forma di creatività che gli consenta di esistere nel confronto con l’impossibile. Conclusione: Il Lavoro Analitico con il Reale La clinica del Reale in Lacan non si limita ad affrontare i conflitti psicologici o le difficoltà esistenziali del soggetto, ma si occupa del confronto con l’impossibile, con ciò che non può essere simbolizzato o rappresentato. L’approccio lacaniano non elimina il Reale, ma cerca di portare il soggetto a un incontro con esso, aiutandolo a riconoscere le modalità attraverso cui il Reale si manifesta nella sua vita. In questo processo, l’analista non è un curante, ma un testimone e un interprete che accompagna il paziente nell’esplorazione di quella parte di sé che resta sempre fuori dal campo della comprensione razionale. Il lavoro psicoanalitico, in ultima analisi, si concentra sulla possibilità di affrontare e vivere con il Reale, piuttosto che cercare di eliminarlo o negarlo. |