Nel linguaggio comune parliamo spesso di ansia e angoscia come se fossero la stessa cosa. Ma in psicoanalisi, soprattutto nel pensiero di Lacan, queste due esperienze emotive raccontano due logiche molto diverse del disagio soggettivo. 🌀 Ansia: il turbamento davanti all’Altro L’ansia nasce nel rapporto con l’Altro – con chi ci guarda, ci valuta, ci desidera. È quella sensazione che ci prende quando ci sentiamo sotto pressione, quando temiamo di non essere all’altezza o di deludere chi si aspetta qualcosa da noi. 💬 Lacan direbbe che l’ansia è legata a una crisi nel Simbolico: il mondo delle parole, dei ruoli, delle leggi e delle aspettative sociali. L’ansia arriva quando quel mondo sembra vacillare. 🔎 Un paziente racconta di provare una forte ansia prima di parlare in pubblico. Ma dietro a questo “panico da palco” c’è la domanda: “Sarò riconosciuto? Avrò un posto per l’Altro?”. In questo senso, l’ansia è un segnale che il nostro desiderio non si accorda con il discorso dell’Altro. Non sappiamo più come “stare” nel posto che pensavamo di avere. 😱 Angoscia: il faccia a faccia con il vuoto L’angoscia, invece, è più radicale. Non ha un oggetto preciso, non si può spiegare facilmente. È un’esperienza intensa e disorientante, che ci coglie quando viene meno ogni punto d’appoggio. 📌 Lacan la lega al Reale: ciò che sfugge al linguaggio, ciò che non si può dire. L’angoscia non nasce da una preoccupazione, ma da una verità profonda e irrappresentabile: quella della nostra mancanza, del fatto che non siamo mai interi. ⚠️ “L’angoscia – dice Lacan – non è senza oggetto”. Ma è un oggetto strano, che ci tocca nel punto in cui non c’è più parola, né senso. È come un buco nel simbolico, uno sprofondamento del senso. In quei momenti, non siamo solo preoccupati: siamo esposti al vuoto della nostra esistenza. 🔁 Due reazioni molto diverse 🧠 Ansia:
Sia l’ansia che l’angoscia sono messaggi dell’inconscio. Non sono “nemici da combattere” ma segnali che qualcosa, dentro di noi, sta cercando parola. ➡️ L’ansia ci parla del nostro conflitto con le aspettative dell’Altro. ➡️ L’angoscia ci dice che siamo a un punto di rottura, ma anche di verità. 💡 Nella clinica lacaniana, l’angoscia è persino un indice di autenticità. Non è patologica in sé. È ciò che resta quando tutte le finzioni simboliche vacillano. Può essere dolorosa, ma anche feconda. 🧭 Cosa può offrire la psicoanalisi? Non promette di “togliere” ansia o angoscia, ma di ascoltarle, accoglierle, decifrarle. È un percorso che mira a restituire al soggetto un rapporto vivibile con il proprio desiderio, anche quando il senso vacilla. 🎯 Il lavoro analitico può aiutare a:
📚 Bibliografia minima
0 Comments
L’amore, per la psicoanalisi lacaniana, non è una fusione perfetta tra due esseri. Anzi, è proprio il luogo dove emerge con più forza una verità scomoda: che qualcosa manca, sempre.
🔥 Il godimento e l’illusione della pienezza Jacques Lacan chiama godimento (jouissance) quella spinta profonda e spesso oscura che ci muove, ma che non si lascia mai davvero acchiappare. È come cercare una pienezza perduta, qualcosa che ci completi… ma che non troviamo mai davvero. “Ogni godimento è segnato dalla perdita”, ci dice Lacan. Non perché ci manchi qualcosa di concreto, ma perché desideriamo ciò che non possiamo mai del tutto possedere. E questo vale anche – e soprattutto – per il godimento sessuale. 💔 Il rapporto sessuale (che non c’è) Quando Lacan dice che “il rapporto sessuale non esiste”, non sta negando l’esistenza della sessualità o dell’incontro tra corpi. Ma ci invita a vedere che qualcosa si inceppa nel tentativo di unirsi completamente all’Altro. Ogni soggetto – ogni essere umano – si confronta con un vuoto, una mancanza, un oggetto perduto che non può più recuperare. Il desiderio di colmare questa mancanza è ciò che ci spinge verso l’Altro… ma non basta a farci diventare “uno” con lui. 🔎 In ogni rapporto d’amore o sessuale, c’è sempre uno scarto, una distanza che non si annulla mai del tutto. 🧩 L’amore come tentativo impossibile L’amore, allora, è un tentativo poetico di ricucire una separazione originaria. Ma questa unione resta sempre parziale, segnata da un’impossibilità strutturale. È come voler ricomporre un’unità perduta che, in fondo, non è mai esistita davvero. ❤️ Amiamo l’Altro perché ci manca qualcosa. 💬 Ma l’Altro non può darci ciò che cerchiamo. 🌀 Il desiderio si costruisce su questa tensione. 🚧 Il godimento è sempre personale Nel rapporto sessuale, ciascuno gode a modo suo. Non esiste un “godimento comune”, né una perfetta reciprocità. Ognuno resta solo nel proprio godimento, che non si lascia mai completamente condividere. Come dice Lacan: “il godimento dell’Altro non è accessibile”. C’è una solitudine del corpo, un’intraducibilità del piacere. ✨ Conclusione: amare nell’incompiutezza Alla fine, Lacan non ci dice che l’amore è un’illusione da abbandonare. Tutt’altro. Ci invita a riconoscere che proprio nell’incompiutezza si gioca la possibilità dell’amore vero. 👉 Non si ama per colmare un vuoto, ma perché si riconosce quel vuoto. 👉 Non si cerca la fusione, ma una parola, un gesto, un legame che tenga insieme due mancanze. 👉 E forse è proprio lì, nella non-coincidenza, che l’amore può esistere davvero. 📚 Bibliografia minima
|
Archivi
Luglio 2025
categorie
|